Effetto placebo

Effetto placebo

L’effetto placebo e l’effetto nocebo sono fenomeni che devono essere conosciuti da chi cerca di trasformare la propria vita.

Chiunque voglia diventare padrone di se stesso deve fare i conti con il potere che hanno le credenze sul corpo e sulla psiche.

Effetto placebo: cos’è?

Si tratta di un effetto che consiste nella influenza benefica della psiche sulla psiche stessa e sul corpo.

Con le sue credenze (ovvero le opinioni che crede vere) e che hanno un effetto sia sulla tua salute psichica che fisica, la tua psiche contribuisce alla creazione della realtà.

Più nel dettaglio, se la situazione terapeutica è gestita con cura per esercitare su di te la giusta suggestione, puoi guarire da una patologia anche grave assumendo acqua e zucchero.

In altre parole, se la suggestione è efficace, puoi guarire da una patologia anche seria per il fatto di avere assunto un farmaco efficace anche se in realtà il principio attivo è assente!

Se il principio farmacologico è assente, cos’è che ti ha fatto guarire? La tua fiducia?

Effetto nocebo: cos’è?

Al contrario, l’effetto nocebo consiste nella capacità della mente di danneggiare se stessa e il corpo.

Si tratta anche in questo caso di un effetto che può essere osservato mediante sperimentazione scientifica.

Alcune persone sono morte nonostante i loro organi del corpo colpiti dalla malattia funzionassero ancora!

Un effetto scomodo

Attualmente all’interno delle università di medicina il placebo viene trattato come se fosse una sciagura.

In altri contesti, invece, già da una ventina di anni si cerca di sfruttare al massimo l’effetto placebo ai fini terapeutici.

Un fenomeno culturale

Nelle culture occidentali la suggestione è gradualmente diventata qualcosa di sbagliato, di erroneo, da stigmatizzare.

Nelle culture non-occidentali, invece, l’effetto placebo è da sempre utilizzato nei termini di suggestione positiva.

Un esempio di ricerca

Mettiamo, per esempio, che vogliamo conoscere il reale potenziale di un farmaco per trattare la depressione.

Viene scelto un campione (ovvero un certo numero di individui con depressione) da una certa popolazione (una collettività di soggetti con depressione).

In genere viene utilizzando il metodo del “doppio cieco”, perché né i ricercatori né i soggetti con depressione sono a conoscenza di chi riceve il farmaco vero e chi il placebo.

Un numero sufficiente per una ricerca seria è di almeno 2500-3000 persone suddivise in tre gruppi: 1) il gruppo sperimentale (a cui si da il farmaco vero); il gruppo di controllo (a cui non si da nulla); il gruppo placebo (a cui si da il farmaco finto come se fosse vero)

La parte finale della ricerca consiste nel confrontare i risultati clinici in ognuno dei 3 gruppi coinvolti nella ricerca dopo un certo periodo di tempo.

Risultati interessanti

La mia modalità di spiegarti la cosa è molto grezza, ma in estrema sintesi il valore di un farmaco viene calcolato confrontando gli effetti ottenuti con il medesimo rispetto agli effetti ottenuti con il placebo.

In altre parole, se il farmaco ha prodotto un miglioramento 12 e il placebo 10, il valore del farmaco viene stimato nella differenza tra i loro, che è 2.

E nella realtà dal 30 al 50% delle persone risponde positivamente al placebo, ovvero guarisce da una patologia psicologica o fisica per il fatto di avere ingerito dell’acqua zuccherata credendo di avere effettivamente ingerito il principio attivo contenuto nel farmaco.

Una credenza che cura

Se ne deduce che quelle persone non sono guarite per il principio attivo ma per la credenza di avere effettivamente assunto quel farmaco.

Il prof. Fabrizio Benedetti si interessa da molti anni di effetto placebo, effetto nocebo e medicina narrativa, ovvero della medicina che consiste nella relazione umana e che utilizza le parole insieme ai farmaci.

Durante le sperimentazioni alle quali ha avuto la possibilità di partecipare, il prof. Benedetti ha osservato i miglioramenti clinici alla somministrazione di placebo e i peggioramenti clinici prodotti dall’effetto nocebo.

Un effetto, molte applicazioni

Le conoscenze relative agli effetti placebo e nocebo possono essere applicate a diversi contesti, come per esempio nel clinico e nello sportivo.

Placebo e nocebo sono infatti capaci di influenzare in positivo e in negativo sia il dolore fisico che la performance di uno sportivo.

Il cervello come laboratorio

Il cervello è in grado di produrre sostanze psicotrope endogene mediante due sistemi, di cui uno produce una sostanza molto simile all’oppio e un altro sistema produce una sostanza simile alla cannabis.

Durante una sua conferenza il prof. Fabrizio Benedetti ha mostrato i risultati di una ricerca su un soggetto parkinsoniano: al paziente viene detto che viene somministrato un farmaco molto potente.

Viene osservato un enorme rilascio di dopamina (+200%), che corrisponde alla somministrazione di una dose piena di anfetamine.

Dunque, la somministrazione di un placebo può avere lo stesso effetto di una dose piena di anfetamine.

La relazione umana

Se le credenze sono così importanti allora anche la relazione umana di aiuto lo è: possiamo ottenere risultati anche “iniettando” parole insieme ai farmaci.

L’uovo di Colombo

Ovviamente questa tecnica può essere utilizzata anche nello sport, con ottimi vantaggi nei termini del doping, poiché non è vietato coltivare delle credenze!

Work in progress

L’effetto del placebo, tuttavia, come già a suo tempo aveva potuto notare Freud, ha una durata limitata e non sappiamo ancora perché.

Possiamo però ipotizzare che la ripetizione regolare della somministrazione possa rendere più stabili i benefici.

E’ inoltre possibile istruire i pazienti ai fini della auto-somministrazione del placebo stesso.

Farmaco finto, risultati veri

Le tecnologie di cui attualmente disponiamo ci consentono di misurare gli effetti fisici che il placebo produce nel cervello.

Dunque, sebbene la maggior parte delle persone associ l’effetto placebo ad un farmaco finto, i risultati fisici che può produrre sono invece veri.

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